La ricerca della felicità è l’innata tendenza dell’essere umano di sottrarsi al senso di solitudine e abbandono. Non trovate? Sembra proprio che ognuno di noi si senta abbandonato. Desideriamo tornare nell’intimità di una Casa in cui non esiste separazione, nello sposalizio totale con la vita e con il senso stesso della vita: desideriamo tornare Verso l’Uno.
Quando parliamo di questa ricerca insita nell’individuo, lo facciamo, io credo, senza considerare la differenza fondamentale che c’è tra il suo essere “persona” e il suo essere “anima”. Semplicemente continuiamo a confondere i piani.
Se non per un discorso di mera sopravvivenza, è inutile portare l’ascolto della cura approfondita sulla personalità, poiché la personalità è per definizione superficiale e inguaribile! La personalità, a dire il vero, esiste ed è utile in quanto problema, in quanto confine tra un io/tu e un mio/tuo. Il suo compito è proprio quello di esistere in quanto conflitto che genera separazione e dolore.
E in che modo può servirci questo conflitto? Nel permettere all’anima di accrescere il proprio livello di consapevolezza, di “occhi per vedere”. Perché, da quel punto di ascolto interiore, tutto si può trasformare in cambiamento, in opportunità di conoscenza e di trasformazione.
La nostra anima può davvero incontrare la felicità, quella che non oscilla e che non ha bisogno di continui avvenimenti esteriori, di continue conferme che la fermino in noi. Ma non va confusa con la personalità, eternamente insoddisfatta ed anelante qualcosa che va “ottenuto” per essere felici. Al contrario, la felicità che è il frutto di un piccolo o grande incremento di consapevolezza, va, come acqua, a riversarsi anche negli avvenimenti esteriori della nostra vita. Siano essi piacevoli o spiacevoli per i sensi superficiali e perennemente oscillanti della personalità.
“Una pratica spirituale semplice ma radicale, è quella di accettare qualunque cosa affiori nell’Adesso, sia all’interno che all’esterno” Eckhart Tolle
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Lo scorso fine settimana ho partecipato al San Marino Green Festival, leggendo e suonando nel giardino del Convento di San Francesco (lo vedete nella foto). Un luogo di grande quiete e di ascolto profondo, circondati da una natura piccola, quanto ricca di incredibile varietà.
Ho avuto anche la gioia di rivedere e conversare a lungo con i cari amici Gabriele Geminiani (organizzatore del festival), Riccardo Geminiani e Franco Arminio.
Anime in viaggio, che si riconoscono e si aiutano fra loro.
Un abbraccio,
Matteo