Oggi come oggi è ancora più importante, per chi ambisce a uscire dal meccanismo della lamentela/frustrazione/impotenza/superficialità, imparare a creare DENTRO DI SÉ degli spazi silenziosi e vuoti, capaci letteralmente di attrarre idee e soluzioni altrimenti impossibili.
Il pendolare che trova nauseante il traffico in cui si immerge ogni giorno per andare al lavoro, si prende la briga di maledire Dio perché ha inventato il traffico, ma non si chiede perché mai lui vive in quel traffico e magari in trent’anni non ha trovato alcuna soluzione concreta per viverlo diversamente, o per non viverlo affatto.
Per incontrare quello SPAZIO INTERIORE E CREATIVO, la persona deve necessariamente comprendere di doversi (e potersi) togliere quella maschera sociale che la nasconde al proprio specchio interiore.
Infatti, PERSONA è proprio il termine latino con cui si chiamava la maschera indossata dall’attore in scena.
A tutti noi serve indossare delle maschere, per interpretare i propri personaggi nel mondo delle relazioni sia pubbliche, sia private. Se il musicista non sa interpretare il suo ruolo stando come si deve sul palco, a voi giustamente gira di aver pagato un biglietto per vederlo suonare.
Non c’è niente di male nell’indossare una maschera e non significa certo non avere un CENTRO e un’anima in grado di guidarci a una piena realizzazione dei nostri obiettivi e talenti.
Altra cosa, invece, è identificarsi completamente con quei personaggi, fintanto dal non avere più alcun Sentire riguardo alla propria unica e preziosa ESSENZA. Pagando così un prezzo molto alto: un senso di VUOTO INTERIORE, percepito come un abisso in grado di risucchiarci e annullarci.
Ciò riguarda anche persone di elevata professionalità e intelligenza. È un problema che ognuno di noi prima o poi si trova ad affrontare se vuole incontrare gioia e autenticità.
Per i più, l’antidoto prescelto a lenire questa abissale paura è quello del godimento: il piacere dei sensi e della carne per sentirsi vivi, per potersi permettere di dire “Ah che bella la vita!”. Ma solo in quei momenti, per il resto la stessa appare come una creatura minacciosa e assai crudele, un po’ come l’insegnante di nuoto col bastone, pronta ad affogarti se dalla sua posizione privilegiata il tuo stile non le fosse particolarmente gradito.
MA, QUINDI? CHE POSSO FARE?
Prenditi tu quel vuoto, prima che sia quel vuoto a prendere te!
SÌ, OK GRAZIE MILLE… MA COME?!
Ecco la mia risposta: è sempre una questione di Ascolto, perché l’Ascolto ti trasforma e, di conseguenza, trasforma il mondo per come lo vivi tu.
L’ascolto di sé stessi e della realtà intorno a noi parte con semplici azioni (esercizi), piccoli atti trasformativi che appaiono quasi sempre ridicoli all’uomo di oggi, sempre impegnato a fuggire da ciò che lo porta al contatto con luci e ombre del suo sentire e del suo pensare.
Percepire i tuoi piedi sul terreno. Accogliere e sentire nel corpo l’onda di un’emozione che stai provando. Notare piccoli dettagli di bellezza dove in genere pensi “Che orrore!”. Concentrarsi sulle parole di qualcuno che ti parla, invece di seguire il flusso dei tuoi pensieri per affrettare una risposta. Accorgersi che stai respirando anche quando noti che il tuo amato partner ha dimenticato per l’ennesima volta la luce del bagno accesa e il tubo dello spazzolino aperto. Et cetera.
Nell’Ascolto ognuno di noi ha un dono di Creatività da scoprire e concretizzare, una propria musica da comporre, un lavoro da cambiare o da riscoprire, un viaggio da intraprendere, un abbraccio da fare per primo.
Se hai sempre sentito sfuggirti di mano questo dono, ti servirà a poco prendere l’ennesimo attestato o imparare una nuova tecnica, se prima non avrai imparato a creare VUOTO per accogliere ciò che SEI e accendere finalmente la tua Stella Polare.
ESERCIZIO:
Oggi quando provi fastidio ricorda di reagire subito con una piccola risata. Poi incazzati pure.
Un abbraccio
dal vuoto co(s)mico,
Matteo
In foto, il mio caro nipote J.