È prassi cristare il lunedì mattina. Lamentarsi dell’atroce settimana che abbiamo davanti, fatta di ingiustizie, scoglionamenti vari e incapaci automobilisti sempre in grado di scovare proprio noi, fra tutti, nel bel mezzo del traffico. E poi genitori, mariti, mogli, figli e altri rappresentanti della cerchia parentale, tutti a stressarci con le loro richieste e le loro angherie. Sì, perché loro lo fanno apposta, ce l’hanno proprio con noi, non è un caso. E un lavoro che ci opprime, ci svuota della gioia di vivere, se lo abbiamo. Altrimenti è il non avere un lavoro a creare lo stesso scenario. Viviamo aspettando il weekend, parrucchieri ed estetiste sono traslati di un giorno e per loro lunedì è il martedì, ma poco cambia. Viviamo aspettando qualcosa che ora non c’è. E, quando arriva, siamo in ansia da prestazione e ci viene il mal di testa, il raffreddore, la sciatica o semplicemente dormiamo per tutto il tempo, dimenticando di vivere quel breve scorcio di “libertà”.
Eccoci qua, sempre più immersi nella Lamentera, perché la nostra è l’era della lamentela (nel mio libro trovate anche una poesia con lo stesso titolo). Dove tutto è uno schifo e mi lecco le ferite io che, se decidessi io le cose, sarebbe tutto un altro andazzo. Peccato che passo il tempo a lamentarmi invece che a fare ciò che posso per cambiarle.
E allora ecco un bel ribaltone! Il mondo là fuori non è che un riflesso di me, il brutto e il bello che incontro sono riflessi della mia percezione. E così, chi contiene tanto brutto, lo porterà anche nel bello. Chi contiene tanto bello, farà di tutto per scoprire l’altra faccia di ciò che chiamiamo “brutto”. Che ci piaccia o no, sono i nostri limiti e, più in grande, i limiti di un’intera società a rendere possibile un individuo migliore e perfino una società migliore.
Se vogliamo testare questa teoria, la parola che può accompagnarci d’ora in poi è la parola responsabilità: cosa mi lamento a fare, se il bello e il brutto là fuori dipendono dalla mia capacità di vedere? E, se qualcosa non mi piace, dalla mia capacità di migliorarla? State pur certi che al nostro bell’ego non piacciono certe idee. Ci toccherà considerare di avere un’anima per svilupparle realmente e per iniziare a cercare quel che Battiato chiamava “centro di gravità permanente”*. E quante volte abbiamo cantato questo ritornello senza riflettere circa il significato del testo. Un po’ come le volte che abbiamo guardato comodamente spaparanzati il film Matrix, o The Truman Show.
Per vedere e sentire al di là del Velo di Maya** ci vuole un grande sforzo di attenzione e, soprattutto, ci vuole il coraggio di perdere tante certezze. Ma, in cambio, c’è un mondo bellissimo che ci aspetta…
Un abbraccio settimanale
Matteo
*https://www.rockit.it/articolo/franco-battiato-centro-gravita-permanente-significato
**https://www.eticamente.net/51392/velo-di-maya-cose-e-perche-ci-rende-prigionieri.html
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