La vita vera non è quella passata sdraiati sotto una palma in vacanza. Quello è un limbo dorato per ricordarci quanto piacere siamo in grado di provare al nostro interno, che poi confondiamo con il fuori, con cause esteriori.
Ma noi siamo nati per abbracciare la gioia nel dolore. Siamo creature illogiche e paradossali a uno sguardo disattento. Ci viene insegnato che la vita sia un alternarsi di momenti belli (pochi) e brutti (tanti) ed in un certo senso è così, perché a volte proviamo istintivamente gioia ed altre volte dolore. Ma possiamo non fermarci qui e portarci oltre l’ovvio.

C’è una vita vera che ci appartiene già, nascosta dalla nostra inconsapevolezza e che non ha “momenti”, non ha “alti e bassi”. È la vita di un essere fatto di sostanze sconosciute, prive di paure, aperte a qualsiasi avventura la vita gli ponga. È un essere indecente per la ragione, un essere che applaude alla gioia come al dolore e che non si vergogna di nulla. Ha le mani che trattano il buio più pesto come una risorsa infinita di nuova luce.
Non è qualcosa di cui si può sapere ed è facile per questo da negare. Ma la possiamo sentire, cellula per cellula, attimo per attimo. Fino a diventare quella cosa e far uscire dal nostro centro quella luce che tratta il buio come un fratello da abbracciare, distruggendolo d’amore.

Una bella vacanza, per la miseria, facciamocela appena possiamo e godiamo di tutte le cose belle e piacevoli, anche se ovvie e facili. È un ristoro e serve, ma noi siamo il maratoneta, noi corriamo una fatica che è lunga una vita, e, per non odiarla, possiamo solo amarla. Il maratoneta ama la fatica, sa quanto varrebbe la sua missione senza di lei: niente. Eppure ce ne dimentichiamo sempre, mentre potremmo (e possiamo) ricordarlo in ogni luogo e istante. Puntiamo un compasso e facciamoci un bel cerchio intorno, prima per sentire la nostra interezza e poi allargandolo pian piano, per sentire la nostra unione col mondo intorno a noi, per sentire l’interezza del tutto.

Lasciamo che sia il nostro cuore ad ascoltare la vita vera, perdonando l’ignoranza della ragione senza disprezzare nulla di ciò di cui siamo fatti noi e di cui sono fatti gli altri.

Le parole possono essere così sottili da entrate in spazi all’apparenza inconcepibili, così come la gioia e la meraviglia possono permeare il buio più fitto e creare la quiete scandalosa della vita vera.

Un abbraccio da Honolulu

Matteo